I dolci e i matti
2020, grafite e carboncino su carta, serie 29,7 x 21 cm.
2020, graphite and charcoal on paper, 29,7 x 21 cm series.
Il progetto nasce per la realizzazione di un libricino di disegni, “I dolci e i matti”, pubblicato a maggio 2021 da bruno (Venezia).
Il libricino fa parte della mini collana “Salsiccette Snack”, da un’idea di Thomas Braida.
I soggetti de I dolci e i matti sono alcune statuette del presepe napoletano tradizionale, figure in legno e ceramica composte da vari elementi, ciascuno di essi realizzato e decorato a mano da abili artigiani, e impreziosite di vesti e orpelli. Si tratta di oggetti molto particolari e costosi, di un’altezza che va dai 30 cm sino a sfiorare il metro, e che ancora vengono realizzati e messi in vendita nelle botteghe più tradizionali.
La quasi totalità dei personaggi che si trovano ne I dolci e i matti compongono il ricco retroscena popolare e pagano che accompagna la natività cristiana: passanti, venditori ambulanti, fruttivendoli, signore ben vestite, ubriaconi, musicisti, seni scoperti, animali da cortile o anche spesso esotici, costituiscono il grande rituale quotidiano della vita in paese, contribuendo alla costruzione della nota scena presepiale napoletana, in cui il cristiano e il pagano, il Bene e il Male, coesistono. Il libricino vuole richiamare questa dualità sotto molteplici punti di vista: come suggerito dal titolo e dalla netta divisione interna costituita dalla frase “Dopo il tramonto, tutti diventano mostri”, i disegni sono articolati in modo da costituire una narrazione suddivisa in due fasi, quella del giorno, del lavoro, delle passeggiate e degli incontri fortuiti, e quella della notte, della baldoria, dell’alcol, della frenesia-follia.
Un solo personaggio si discosta dagli altri: una statuetta della Madonna, spogliata delle sue vesti, dei simboli cristiani e dei gioielli, osserva la scena con sguardo impassibile. Sotto il suo sguardo, tutti gli altri personaggi si fondono in uno sciame brulicante e diventano, allo stesso tempo, un po’ dolci e un po’ matti, ambivalenti, sia prima sia dopo il tramonto. Ogni tanto, qualcuno di questi personaggi si accorge della sua presenza e volge lo sguardo al cielo.
Attraverso un’altra chiave di lettura, più diaristica e personale, la narrazione richiama al circolo vizioso della mia vita passata a Venezia, gli incontri con gli amici (alcuni dei quali ritrovo nei volti e nelle posture di questi personaggi) e le feste improvvisate che spesso, oramai per un senso di abitudinarietà, mi ritrovo a vivere con distacco. La Madonna, in questo caso, è colei che narra la storia e diventa il mio alter ego.
I soggetti de I dolci e i matti sono alcune statuette del presepe napoletano tradizionale, figure in legno e ceramica composte da vari elementi, ciascuno di essi realizzato e decorato a mano da abili artigiani, e impreziosite di vesti e orpelli. Si tratta di oggetti molto particolari e costosi, di un’altezza che va dai 30 cm sino a sfiorare il metro, e che ancora vengono realizzati e messi in vendita nelle botteghe più tradizionali.
La quasi totalità dei personaggi che si trovano ne I dolci e i matti compongono il ricco retroscena popolare e pagano che accompagna la natività cristiana: passanti, venditori ambulanti, fruttivendoli, signore ben vestite, ubriaconi, musicisti, seni scoperti, animali da cortile o anche spesso esotici, costituiscono il grande rituale quotidiano della vita in paese, contribuendo alla costruzione della nota scena presepiale napoletana, in cui il cristiano e il pagano, il Bene e il Male, coesistono. Il libricino vuole richiamare questa dualità sotto molteplici punti di vista: come suggerito dal titolo e dalla netta divisione interna costituita dalla frase “Dopo il tramonto, tutti diventano mostri”, i disegni sono articolati in modo da costituire una narrazione suddivisa in due fasi, quella del giorno, del lavoro, delle passeggiate e degli incontri fortuiti, e quella della notte, della baldoria, dell’alcol, della frenesia-follia.
Un solo personaggio si discosta dagli altri: una statuetta della Madonna, spogliata delle sue vesti, dei simboli cristiani e dei gioielli, osserva la scena con sguardo impassibile. Sotto il suo sguardo, tutti gli altri personaggi si fondono in uno sciame brulicante e diventano, allo stesso tempo, un po’ dolci e un po’ matti, ambivalenti, sia prima sia dopo il tramonto. Ogni tanto, qualcuno di questi personaggi si accorge della sua presenza e volge lo sguardo al cielo.
Attraverso un’altra chiave di lettura, più diaristica e personale, la narrazione richiama al circolo vizioso della mia vita passata a Venezia, gli incontri con gli amici (alcuni dei quali ritrovo nei volti e nelle posture di questi personaggi) e le feste improvvisate che spesso, oramai per un senso di abitudinarietà, mi ritrovo a vivere con distacco. La Madonna, in questo caso, è colei che narra la storia e diventa il mio alter ego.
© 2020 Giorgia Agnese Cereda