Ciao zia


2020, stampa diretta ai sali d'argento su carta baritata, serie 14,5 x 22 cm.

2020, gelatin silver print on baryte paper, 14,5 x 22 cm series.




Queste fotografie sono un ricordo della mia prima visita alla cappella funeraria della mia famiglia materna, un ambiente privato accessibile unicamente ai suoi membri, situata nel cimitero di Falcone, in provincia di Messina.  Ho visitato per la prima volta questo luogo all’età di 26 anni, accompagnata dalle mie zie, memore delle storie di parenti lontani nel tempo e nello spazio, che di fatto non ho mai incontrato - eccezion fatta per il nonno Carlo - ma che si trovano alla base della mia identità.

Il fulcro della serie fotografica è il volto sfocato della zia Giuseppina, sorella di Carlo, morta all’età di 27 anni e nota per la sua bellezza, che ha attirato la mia attenzione come fosse alla ricerca di un contatto. La breve frase sulla tomba richiama in modo dolce e anacronistico l’affetto dei parenti nei suoi confronti, stridendo un po’ con il tono solenne e distaccato tipico degli epitaffi.

In questi scorci è visibile lo stato di leggera trascuratezza in cui versano gli elementi più impersonali e canonici di questo luogo, dalla quale tuttavia emergono piccole tracce di cura e vicinanza agli antenati: oggetti e omaggi che diventano un’eco materiale dell’intimo “ciao”.




These photographs are a memento of my first visit to the funeral chapel of my maternal family, located in the cemetery of Falcone, in the province of Messina. It is a closed, private space, accessible only to family members. I visited this place for the first time at the age of 26, with my aunts, having listened for most of my life to stories of relatives, distant in both time and space who I had never actually met, apart from my grandfather Carlo, but who make up the basis of my identity.

The fulcrum of the photographic series is the blurred face of Aunt Giuseppina, Carlo's sister, who died at the age of 27 and known for her beauty, attracted my attention as if she were in fact searching for contact. The short sentence on the tomb recalls the affection of relatives towards her in a sweet and somewhat anachronistic way, screeching a little with the solemn and detached tone typical of epitaphs.

In these shots the state of slight neglect,  through which the most impersonal and canonical elements of this place, are made visible. From them small traces of care and closeness to the ancestors emerge: objects and tributes that become a material echo of the intimate "ciao".







© 2020 Giorgia Agnese Cereda